Eccoci qui, uno dei momenti che adoro di più, quelli che ti rilassano lo spirito. Una e mezza di notte di un sabato sera qualsiasi, i miei che non ci sono, sigaretta, piccola concessione alcolica, tutto immerso nel silenzio. Questi sono i momenti in cui provo una vera e propria goduria nello scrivere. Il paese è immerso nel silenzio, qualche macchina che passa di rado cercando di tornare a casa dalla serata, più o meno movimentata, e io qui sola con le dita che scorrono veloci sulla tastiera, concedo un po' di tempo a me stessa.
Ultimamente mi è capitato per necessità o per casualità di pensare più intensamente alle persone e alle interazioni che intercorrono tra esse. Sono arrivata alla conclusione (ovvia o meno) che sia cambiata e che continui a cambiare riguardo al modo di vivere o pensare. Conclusione ovvia, perchè il cambiamento nella vita è inevitabile nonostante ciò che facciamo o non facciamo. L'ambiente ci trasforma ogni istante. Ciò ciò che viviamo o non viviamo, le persone che incontriamo e le situazioni che siamo costretti ad affrontare hanno su di noi effetti non sempre appariscenti tempestivamente, ma inesorabilmente.
Analizzando il mio modo di reagire ora rispetto a quello di un tempo, confermo che son cambiata. Non so se in positivo o in negativo, non posso esprimermi nettamente al riguardo. Spesso non si può vedere bianco o nero nettamente.
Sinceramente temo di aver perso un po' la mia acuta sensibilità ed emotività. In passato ero una "spugna" che assorbiva tutto ciò che gli arrivava e che lo viveva in modo più che intenso. Qualsiasi emozione o situazione passava dentro al mio cuore e ne diventava parte, vivevo una simbiosi con la situazione a cui tenevo e che vivevo. Capirete bene che ciò poteva avere effetti devastanti, perché appena il mio cuore prendeva una botta si incrinava o più generalmente si rompeva in mille pezzi. Questa sensibilità in alcuni casi si mostrava un punto di forza, perchè riuscivo a donare tutta me stessa a cose o persone a cui tenevo particolarmente.
Col tempo, però, a seguito soprattutto di varie esperienze e azioni persone ho sviluppato una corazza in modo tale da proteggere il mio cuore.
Ora come ora mi rendo conto di essere diventata molto più chiuso per quanto riguarda emozioni e sentimenti, ma ciò mi permette di essere coinvolta e di evitare ulteriori dolori.
Nella mia, seppur breve vita, ho conosciuto persone che mi hanno portato a ciò. Aprendomi completamente, per volontà o per stati di debolezza e fragilità ho permesso loro di fare ciò che volevano col mio cuore.
Attualmente mi rendo conto di essere cambiata, da una parte mi sento più forte a livello personale ed emotivo, dall'altra mi sono resa conto di essere diventata più cinica e obiettiva soprattutto per quanto riguarda i rapporti umani. Diciamo che l'età delle grandi illusioni e grandi sogni di amicizia e amore è finita.
Questo processo è iniziato circa un anno fa, a causa a diverse persone. A causa o grazie questo è da vedere in futuro ovviamente. Fatto sta che i fatti hanno avuto effetti su di me, di cui me ne sto rendendo conto solo adesso dell'entità.
Forse è vero che mi son chiusa a riccio, per carità son sempre abbastanza socievole, con la mia dose di lunaticità e stranezza come al solito. Ma per quanto riguarda i rapporti umani, possiamo dire di aver chiuso i battenti. Non fraintendetemi esco ancora come prima, ho la mia dose di amicizie e via discorrendo, ma i miei sentimenti e considerazioni rimangono cose personali e riservate.
Fondamentalmente è tutta questione di CONSAPEVOLEZZA.La consapevolezza delle persone che ti sono intorno e che impari a conoscere,dell'ambiente in cui vivi e di chi sei te.
Una volta che sei consapevole di ciò che hai di fronte troverai forse un equilibrio.
Sei consapevole di ciò che ti devi aspettare e di quello che non ti devi aspettare e consapevole dei cambiamenti della tua stessa consapevolezza che potranno avvenire.
Non è facile come dirscorso nè da metabolizzare nè da applicare, ma piano piano sono riuscita ad arrivarci gradualmente.
Le persone fanno male, soprattutto quelle che ci son particolarmente vicine e per questo motivo ho costruito un piccola "intercapedine invisibile" tra me e loro, giusto a sbagliato che sia.
In questo modo non ci si aspetta niente da nessuno, non pretendo niente e prendo le cose come vengono. Pura accettazione dell'altro, dopo essere arrivata ad una consapevolezza di chi è l'altro e di chi sono io. L'accettazione non è passiva, ma attiva. Non pretendo niente dagli altri e accetto le loro azioni per quello che sono fino a che a me starà bene e che starò bene io, dopo di chè mi staccherò alla ricerca di qualcos'altro. Egoismo? Sfruttamento? Ipocrisia? Probabile, ma necessario.
Alla fine di tutto l'importante è il nostro BENESSERE e la nostra CONSAPEVOLEZZA personale. Consapevolezza personale intesa come soddisfazione per come abbiamo agito, coscienza di ciò che siamo diventati e conformità delle nostre azioni al nostro essere.
"Bisogna avere il caos dentro per partorire una stella danzante" (F.Nietzsche)
sabato 9 luglio 2011
venerdì 1 luglio 2011
"Ma che se stamo a raccontà!!"
Dicesi "arte del raccontare" l'abilità di alcuni individui della specie umana di inventarsi storie, escamotage o semplici falsità per arrivare a raggiungere il proprio obiettivo. Essa non è tipica solo di grandi oratori, scrittori o politici, ma dilaga ormai tra la gente più comune e varia. Così fine e raffinata, quest' arte non balza subito agli occhi, ma con un po' di buona logica ed ingegno tutti ne possono godere.
Secondo le statistiche almeno una volta nella vita l'uomo si è trovato a destreggiare con quest'arte e un buon 80% della popolazione del Globo ne fa uso assiduamente. Essa assume varie tipologie nel corso della sua evoluzione nella Società.
Tralasciando gli svariati motivi e campi di applicazione, per comodità distinguiamo solo le tre metologie del racconto:
”L'individuo che racconta agli altri”, spesso costretto da limitazioni, obblighi o come via di fuga da situazioni impervie. La sua abilità nel raccontare deve essere direttamente proporzionale alla quantità di persone a cui racconta il medesimo fatto, onde evitare di incappare nell' errore più grande che un'artista di questo genere posso commettere, l' incoerenza. Spesso l'individuo viene trascinato dalla forza di quest'arte tanto da non tornare più indietro ed abbandonare per sempre la via della sincerità;
”L'individuo che se la fa raccontare”, può essere accompagnato da una dose abbondante, se non eccessiva, di ingenuità, bontà o fiducia. Generalmente si arriva ad una situazione di massimo equilibrio se associato ad un individuo della tipologia sopra elencata.Questi particolari tipi di individui possono, però, evolversi a una stadio più elevato. L'evoluzione non è semplice e talvolta richiede tempi molto lunghi, ma a volte alcuni individui riescono a raggiungere il livello della tipologia “l'individuo che se la fa raccontare con consapevolezza”.
Le caratteristiche di questo gruppo sono furbizia, superiorità e un solido background di esperienze. Loro sanno che chi hanno davanti gliela sta raccontando, ma lasciano fare per vedere fino a che punto l'arte possa esprimersi e in che modo poter sfruttare ciò a proprio vantaggio. Questo comporta per gli individui della suddetta categoria anche una cospicua percentuale di godimento.
”L'individuo che la racconta a sé stesso” , categoria situata al livello più basso, ma estremamente popolata di individui. Questi individui si trovano ben lontani dalla perfezione e purezza dell'arte in sé, sebbene la maggior parte di loro sono inconsapevoli di trovarvisi. Nel 98% dei casi, gli individui di questo gruppo sono inconscienti della loro destrezza con tale arte.
L"arte del raccontare" è parte integrante del quotidiano. Noi raccontiamo, ce la raccontano e ,spesso, la raccontiamo a noi stessi. Alcuni sono alle prime armi, altri son già dei veri e proprio "Michelangelo" del racconto.
Il paradosso di quest'arte è che il Genio sta proprio nel mimetizzarsi e non farsi scoprire tale, sebbene essa ha implicitamente la caratteristica di manifestarsi ed esprimersi in modo inevitabile.
L'artista ha, pertanto, una carriera di durata variabile, in rapporto alla propria abilità e all'arguzia di chi incontra nel suo cammino, ma una fine certa.
"La gente è il più grande spettacolo del mondo e non si paga il biglietto" (C.B.) ....alcune persone fanno proprio ridere. Altro che spettacolo, è una tragicommedia qua!!!!
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